Terra del Fuoco e Patagonia argentina: dieci curiosità da fin del mundo, raccontate da una Antarctic Ambassador
La Patagonia è una regione latina dall’atmosfera scandinava in cui vi imbatterete in boschi, ghiacciai, volpi, guanachi, pinguini e non solo.
È in un certo senso il corrispettivo australe della Lapponia, dato che anch’essa è una regione polare che non costituisce uno stato a sé stante, ma che abbraccia più paesi.
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INDICE
01. Dove si trova la Patagonia?
02. Terra del Fuoco e Patagonia: significato
03. In Terra del Fuoco il caldo è solo nel nome
04. Ushuaia: la fine del mondo abitato e la porta dell’Antartide
05. Vi prego, venite a vivere in Terra del Fuoco!
06. Perito Moreno, un ghiacciaio speciale
07. Il cibo della Patagonia Argentina è da fin del mundo
08. Castori in Terra del Fuoco: quando l’uomo sfida la natura
09. I fueghini, gli indigeni della Terra del Fuoco
10. La Tierra del Fuego nel grande cinema (per un imprevisto)
Prima di raccontarvi delle curiosità sulla Patagonia e sulla Terra del Fuoco argentina, vediamo dove sono collocate queste terre così remote.
1. Dove si trova la Patagonia? Mappa
È situata nella parte Sud di Cile e Argentina e contiene a sua volta l’arcipelago della Tierra del Fuego, suo lembo meridionale più estremo.
Il confine tra Patagonia argentina e cilena è definito verticalmente dalla cordigliera delle Ande e orizzontalmente dal Canale di Beagle, che prende il nome dalla storica nave che vide tra i suoi ospiti Charles Darwin.
Leggi anche: “Canale di Beagle: navigazione da Ushuaia tra pinguini e leoni marini“
Ecco quindi aspetti della Terra del Fuoco poco noti o che pochi conoscono a fondo:
2. Terra del Fuoco e Patagonia: significato e incomprensioni linguistiche
Cosa vuol dire Patagonia?
Il nome deriva dal portoghese patagão, che significa zampa grande.
L’epiteto venne dato agli indigeni dall’esploratore Ferdinando Magellano per le grandi orme che gli aborigeni Tehuelche lasciavano sulla neve.
Durante la sua circumnavigazione del Globo, Magellano fu il primo europeo ad avvistare queste popolazioni nel 1520. Seguirono altri viaggi esplorativi, ma nessuno trovò dei giganti in America Latina: c’erano solo persone leggermente più alte degli europei, ma il nome è rimasto. L’esploratore portoghese battezzò anche la parte più meridionale della Patagonia: la Terra del Fuoco***.
Ma perché si chiama così?
Essa prende il nome dai falò accesi dagli indigeni per scaldarsi: questa fu l’immagine che Magellano vide dalla sua nave.
Questo nome potrebbe far pensare ad una terra calda come quella di Lanzarote alle Canarie, ma è l’esatto opposto: nella Tierra del Fuego Argentina fa freddo!
***Nel Sud dell’Argentina hanno la Terra del Fuoco, mentre la “Terra dei fuochi” è quella che abbiamo noi nel meridione!
Le curiosità linguistiche sulla Terra del Fuoco non sarebbero complete senza trattare l’etimologia della sua città più famosa: Ushuaia.
Ushuaia non è né il nome originale né il nome spagnolo, ma una deformazione di quello in lingua yamana, idioma dei nomadi venuti 6000 anni fa dal Centro America.
Oshoaia era il nome indigeno del posto e significa “baia dove tramonta il sole“.
Questa alterazione è stata operata dal missionario e linguista inglese Thomas Bridges, che a fine Ottocento visse a stretto contatto con gli Yamana, scrivendo persino un dizionario yamano-inglese.
Gli argentini – parlando spagnolo – pronunciano “Usuaia”, ma nelle altre lingue non si cade in errore leggendo “Ushuaia”. Scendendo ancora più a Sud (e sconfinando in Cile) non rimane che investigare il significato del nome Capo Horn, tradizionalmente considerato il punto più meridionale dell’America Latina.
Non si traduce “Capo Corno”, perché si tratta di un altro lost in translation: Hoorn – con due o – è infatti una città dell’Olanda settentrionale, luogo di nascita dell’esploratore Willem Schouten, che circumnavigò l’estremo Sud dell’America meridionale nel 1616.
3. In Terra del Fuoco il caldo è solo nel nome
Abbiamo assodato che i nomi da queste parti sono spesso ingannevoli, sebbene la parola fuoco potrebbe indicare anche la presenza dei vulcani tra Cile e Argentina.
Le coordinate geografiche della Tierra del Fuego (54°S) ci rivelano solo parzialmente il suo clima, che è di tipo oceanico: la presenza su tre lati delle acque oceaniche favorisce la bassa escursione termica tra estate e inverno, dove raramente la stagione fredda vede temperature inferiori allo zero, e in estate difficilmente si superano i 10-15° C.
I venti provenienti dall’Antartide, che soffiano anche a 135 km/h, abbassano la percezione della temperatura.
I solstizi qui nell’emisfero australe sono ovviamente invertiti: ad Ushuaia il 21-22 Dicembre hanno quello estivo, con solo quattro ore di buio, mentre il 21 giugno quello invernale, con sette ore di luce.
Potete controllare le ore di luce della Terra del Fuoco su questo sito. Io ci sono stata a novembre, all’inizio della loro estate, ed avere una giacca anti-vento come si deve è stato fondamentale.
Nell’articolo seguente ho riportato anche l’abbigliamento utilizzato in Terra del Fuoco, passaggio obbligato per l’Antartide: i capi dell’omonima marca “Patagonia” sono stati una carta vincente.
4. Ushuaia: la fine del mondo abitato e la porta dell’Antartide
Ogni angolo di questa cittadina è intriso del fascino delle terre di frontiera: ad Ushuaia infatti siamo nell’ultima città abitata a Sud del mondo.
Più a Sud, dall’altra parte del Canale di Beagle – in territorio cileno – c’è un altro insediamento che però non ha lo status di città: parliamo di Puerto Williams, un piccolo villaggio abitato da militari e pescatori.
Potremmo anche dire che il mondo civilizzato finisce dove termina la Ruta Nacional 3, nella Bahía Lapataia, e che il lembo di terra più a Sud è il cileno Capo Horn (Cabo de Hornos): dov’è la fine del mondo, dipende dai punti di vista.
Ecco delle belle escursioni in giornata da fare a Ushuaia, tutte con cancellazione gratuita!
Terre estreme, ma non così a Sud come si potrebbe pensare: Ushuaia si trova a 54°S di latitudine, l’equivalente australe di Mosca e di Stoccolma nell’altro emisfero.
Venire in Terra del Fuoco per vedere l’aurora australe è quindi come venire a Roma per avvistare le renne: totalmente fuori luogo.
Ad Ushuaia ce n’è per tutti i gusti: c’è sia la montagna – le splendide Ande – che il mare, un mare freddo che rende questa cittadina la porta d’accesso del continente bianco.
Ushuaia è infatti la città più vicina all’Antartide e alle Shetland Meridionali, alle Falkland (o Malvinas) e alla Georgia australe.
La distanza tra la Terra del Fuoco e l’Antartide è di circa 1000 km e si chiama Stretto di Drake: le acque più agitate del pianeta.
Ne ho parlato approfonditamente qui: Viaggiare in Antartide: guida completa per la spedizione.
In termini di chilometri Ushuaia è quindi più vicina alle terre antartiche che a Buenos Aires: dalla capitale dista infatti ben 3218 km, colmabili in tre ore e mezza di volo. La distanza tra Terra del Fuoco e Polo Sud geografico, ammonta invece a 3952 km.
Se volete visitare a fondo Ushuaia, vi consiglio questo tour guidato in italiano: potrete cancellare gratuitamente fino a tre giorni prima!
5. Vi prego, venite a vivere in Terra del Fuoco!
Nella Terra del Fuoco di pertinenza argentina, la densità abitativa è di circa 3 ab/km, quasi come quella dell’Islanda.
Gli argentini, cercando sempre il sole e il caldo come tanti italiani, non sono propensi a vivere in un posto così remoto in cui è autunno/inverno tutto l’anno.
Per favorire il popolamento di questa terra ai confini del mondo, il governo ha quindi offerto degli incentivi fiscali sia per le grandi aziende che per gli abitanti.
Una curiosità sulla Terra del Fuoco che pochi conoscono è che qui alla fin del mundo non si paga l’IVA, tassa che nel resto del paese ammonta al 21% (2024).
La Patagonia ha prezzi elevati rispetto all’Argentina del Nord, ma nella zona di Ushuaia e dintorni potrete beneficiare di questa agevolazione fiscale anche come turisti.
6. Perito Moreno, un ghiacciaio speciale
Il Perito Moreno si trova in Patagonia argentina – a Nord della Terra del Fuoco – ed è circondato dalla foresta. È la terza riserva di acqua dolce del pianeta ed il secondo ghiacciaio più vasto al mondo dopo il Lambert in Antartide.
È grande quanto Buenos Aires e prende il nome dall’esploratore Francisco Moreno, un perito che alla fine dell’Ottocento fece una spedizione tra Cile e Argentina. Grazie al suo lavoro, fu definito in maniera ragionevole il confine tra Cile e Argentina.
Egli disse che non aveva senso usare il fiume come confine visto che il corso è variabile e propose la barriera geografica delle Ande come limite. L’ironia della sorte volle che lui non abbia mai visto il ghiacciaio che oggi porta il suo nome.
In alcuni momenti sembra che il Perito Moreno avanzi: un’anomalia localizzata usata dai negazionisti dell’emergenza climatica per sostenere le loro tesi (che si scontrano con quelle del 97% della comunità scientifica).
È detto “calving glacier”, per la frequenza con cui si staccano pezzi di ghiaccio: quotidianamente è possibile assistere a questi tonfi scenografici.
Un altro famoso ghiacciaio che presenta lo stesso fenomeno è l’Eqi in Groenlandia, raggiungibile con una gita in giornata da Ilulissat.
Il Perito Moreno fa parte del Parco Nazionale Los Glaciares, patrimonio UNESCO dal 1981.
7. Il cibo della Patagonia Argentina è da fin del mundo
Considerando che la maggior parte degli argentini sono immigrati italiani, già capirete il perché di questa cucina di qualità.
Cosa mangiano in Patagonia argentina?
Nella parte polare di questo enorme paese, spiccano le cioccolate, le mele, l’agnello e i frutti rossi patagonici.
Tra questi frutti di bosco c’è “El Calafate”, chiamato come la città; si tratta di un umile frutto con una grande reputazione: si dice che chiunque lo assaggi, tornerà in Patagonia, un po’ come il lancio della monetina nella nostra Fontana di Trevi.
Tutte queste prelibatezze si possono provare al ristorante Maria Lola ad Ushuaia, il posto in cui ho mangiato meglio in Terra del Fuoco; ma anche la tavola calda “Ramos Generales” – foto sopra – aveva il suo perché.
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È l’albergo incluso nei viaggi in Antartide con Poseidon Expeditions: il posto più incredibile in cui abbia alloggiato!
8. Castori in Terra del Fuoco: quando l’uomo sfida la natura
Verso il Parque nacional Tierra del Fuego, accanto a volpi e a guanachi, dagli anni ‘quaranta iniziano proliferare castori canadesi, introdotti con l’idea di fare soldi con le loro pellicce.
Gli affaristi non avevano considerato che quegli animali sono abituati a mangiare un certo tipo di alberi, con un certo tipo di clima ed ecosistema che qui non si verifica.
I castori, catapultati in questo nuovo habitat, hanno quindi iniziato a buttar giù tutti gli alberi che trovavano cambiando metabolismo; ciò ha fatto sì che anche la loro pelliccia cambiasse, diventando di fatto inutile per l’industria della pelletteria.
L’uomo è un componente della natura, non il suo artefice!
Fino a qualche tempo fa, qui a Bahia Lapataia, i castori costruivano creando bacini artificiali in cui nuotare e vivere, senza essere predati da nessuno, per cui continuavano a proliferare e a disboscare indisturbati.
Un singolo albero ci mette ottanta anni a crescere qui; un castoro lo distrugge in due giorni. Da cinquanta – venticinque coppie – che erano, oggi in Tierra del Fuego questi roditori sono 200.000, più degli umani che sono arrivati a quota 190.000.
Tornando nel 2023, le guide mi hanno detto che sono stati “rimossi” da Bahia Lapataia, modo edulcorato per dire uccisi per il disastro ambientale che stavano innocentemente creando. Pertanto sono andata a vederli dal lato opposto, ad Est di Ushuaia, non lontano dagli splendidi laghi Escondido e Fagnano.
Per dare un senso a questo errore irrimediabile, infatti, nell’offerta turistica della zona c’è anche un fantastico “Beavers Watching” (avvistamento castori) nella castorera: è stata la highlight del mio ritorno in Patagonia argentina.
I pinguini, invece, vengono qui di loro spontanea volontà! Vi consiglio l’escursione nel Beagle Channel che arriva fino all’Isla Martillo, per vederli.
9. I fuegini, gli indigeni della Terra del Fuoco: non ricordano gli inuit?
Fuegini (o fueghini) è la denominazione utilizzata per indicare le etnie locali della Terra del Fuoco, le quali si dividevano in: Ona (o Selk’nam) e Haush sul lato argentino, Yamana (o Yahgan) tra Argentina e Cile – a ridosso del Canale di Beagle – e Alakaluf sul lato cileno.
Di questi pre-colombiani rimane solo lo spettro: l’ultima Yamana era una cittadina cilena, morta nel 2022 alla veneranda età di 92 anni.
Tra le cause della estinzione, vi sono sicuramente il contatto con gli europei e le malattie virali da essi portate: per il vaiolo e il morbillo i fuegini non avevano nessun anticorpo, per cui, nel giro di pochi decenni il loro numero passò da alcune migliaia a poche centinaia.
Inoltre i bianchi fecero pian piano fuori le loro terre anche per ottenere sempre più spazi da destinare al pascolo.
Il primo incontro tra europei e fuegini risale ai tempi di Magellano, che nella sua spedizione del 1520 avvistò dei fuochi passando lungo lo stretto che oggi porta il suo nome.
Come raccontato già nel primo paragrafo, questa regione sub-polare si chiama Terra del Fuoco proprio per i fuochi degli indigeni avvistati dai primi esploratori.
Un’altra spedizione chiave che ci permette di conoscere queste popolazioni, è quella di Robert FitzRoy del 1830 a bordo della barca Beagle: lo splendido Monte FitzRoy in Patagonia si chiama così proprio in memoria di questo navigatore e meteorologo inglese e il Canale di Beagle prende il nome dalla sua imbarcazione.
In realtà la sua missione conoscitiva oggi potrebbe essere vista come un atto di crudeltà: egli rapì quattro Yamana e li portò con sé in Inghilterra per ‘civilizzarli’ ed analizzarne l’adattabilità e il comportamento.
Due anni dopo, nuovamente a bordo del Beagle, li riportò nella terra d’origine accompagnato dal naturalista Charles Darwin, che descrisse accuratamente il suo primo incontro con gli Yamana avvenuto l’8 dicembre 1832.
Li dipinse come selvaggi dediti al cannibalismo e fermi nel loro sviluppo evolutivo.
Egli cadde però parzialmente in errore: una volta condotti in Inghilterra, i fuegini mostrarono sorprendenti doti di apprendimento, capacità che rimossero parzialmente una volta riportati nella loro terra natìa, dove ripresero gran parte delle abitudini avite.
Per quanto riguarda gli Ona (o Selk’nam), li conosciamo soprattutto grazie al libro “Ultimo confine del mondo” scritto da E. Lucas Bridges nel 1947. Lucas, nato ad Ushuaia, era figlio del missionario Thomas Bridges, colui che redasse un vocabolario inglese-yamana. Egli riuscì a conquistare la fiducia di questa tribù, al punto da venir considerato con il tempo un membro della stessa.
La vita e la sopravvivenza dei Selk’nam, era strettamente legata a quella dei guanachi (camelidi locali). Questi indigeni infatti si cibavano della loro carne e usavano la pelle di guanaco sia per coprire i propri corpi che le proprie tende.
Una curiosità sugli indigeni della Terra del Fuoco, è che sia i loro tratti somatici che il loro stile di vita erano tremendamente simili a quelli degli inuit groenlandesi, che potremmo definire i loro ‘cugini boreali’.
- Entrambe le popolazioni infatti discendono dai mongoli: origine evidente dalla loro pelle scura e dagli occhi a mandorla.
- Sia i fuegini che gli inuit vivevano (vivono, nel caso degli inuit) in terre ai confini del mondo, con temperature fredde; rigide in Patagonia, rigidissime in Groenlandia.
- Per quanto riguarda le imbarcazioni, mentre gli inuit hanno sempre pescato e cacciato con i kayak, gli aborigeni australi utilizzavano canoe di corteccia.
- Anche gli indigeni groenlandesi hanno subito un periodo di ‘civilizzazione’ forzata da parte degli europei, nel loro caso da parte dei dominatori danesi. Mentre i fuegini appartengono ormai al passato, gli inuit invece sono ancora vivi e vegeti, e devono fare i conti con una modernità difficile da digerire.
Sono venuta a conoscenza degli storici abitanti della Terra del Fuoco tramite le nostre guide, sia patagoniche che antartiche; ma ci sono anche delle sezioni dedicate al Museo del Fin del Mundo e al Museo Maritimo, che ho adorato.
10. La “Tierra del Fuego’ nel grande cinema (per un imprevisto)
La Terra del Fuoco è un paradiso sub-antartico con chilometri di costa selvaggia, laghi, montagne e boschi. Le sue foreste sono caratterizzate da alberi che sembrano faggi ma non lo sono: i nothofagus antarctica, detti appunto ‘falsi faggi‘.
Una curiosità cinematografica sulla Tierra del Fuego è che gli ultimi dieci minuti di The Revenant sono stati girati qui: dato che le riprese in Canada sono durate più del dovuto, la neve si era sciolta, per cui hanno cambiato emisfero.
L’unico modo per accorgersi di questo imprevisto è guardare gli alberi, che sono appunto dei nothofagus, avvistabili solo qui e in Nuova Zelanda.
Ho amato questa terra dal cuore italiano, dalla testa tropicale e dai piedi polari. È incredibile quanto il suo estremo Sud ricordi l’estremo Nord del mondo.
Valeria
Questo articolo fa parte della sezione Popoli & Curiosità del blog, dove troverete anche curiosità sulla Finlandia, sull’Islanda, sulla Slovacchia, e su altre mete.
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Se vi interessano le Terre Polari e il Nord Europa, sul mio sito c’è pane per i vostri denti.
- Portfolio Sottozero
- Amundsen: itinerario norvegese sulle orme del grande esploratore
Terre Polari Australi:
- Canale di Beagle: navigazione da Ushuaia tra pinguini e leoni marini
- Stretto di Drake, il mare più agitato al mondo: la mia avventura
- Reportage e guida per viaggiare in Antartide
- Falkland & Georgia australe: viaggio tra storia, wildlife e fotografia
- Mappe dell’Antartide: cartine da conoscere prima di partire
- Shetland meridionali: Deception Island e altre perle australi
- Prepararsi all’Antartide: cosa mettere in valigia, libri da leggere e film da vedere
- Photo gallery sull’Antartide
Terre Polari Boreali:
Bellissimo articolo, ti ringrazio dal profondo del cuore, sono argentina e habito a Ushuaia. Proprietario di Patagonia Villa Lodge. Ti invito a venire un’altra volta per stare qui.
Ciao Luciana, molto volentieri! Non vedo l’ora di tornare lì e in Antartide. Grazie!
Sogno di visitare la Patagonia da sempre quindi ti ringrazio per questo post pieno di curiosità davvero interessanti di questa splendida terra! Erano tutte cose a me sconosciute!
Grazie Federica, adoro raccontare l’insolito!
Devo dire che se già avevo una mezza idea di visitare queste terre, appena ho letto dei castori mi hai conquistata! Beh penso in effetti che ci siano anche da noi, forse… non so perchè ma mi fanno simpatia!
Che io sappia in Friuli ci sono i castori, ma sono avvistamenti molto rari! La Terra del Fuoco è una vera chicca in ogni caso 🙂
Articolo di lettura obbligatoria per qualsiasi argentino, queste non sono cose che studiamo a scuola, ho imparato tanto sulle persone che abitavano in quella terra. Bellissimo reportage pieno di bellezza, sensibilità e informazione preziosa. Grazie!
Grazie mille! Detto da un’argentina fa doppiamente piacere!
I tuoi reportage polari sono veramente fantastici: ogni volta mi sorprendo a bocca aperta!
Ho divorato questo post! La Patagonia è un grande sogno, ho già letto molto di questo paese ma non conoscevo tutte quest curiosità. Adesso ho ancora più voglia di andarci!
Mi fa piacere che ti sia piaciuto! Sapessi la nostalgia che mi è presa mentre scrivevo il post 😀
Molto interessante il tuo post! Mi hai riportata all’inizio di quest ‘anno, al mio viaggio in Patagonia e Terra del Fuoco… Che nostalgia di quei due mesi! Anche io ho avuto la fortuna di vedere un pinguino reale su Isla Martillo… Era arrivato con un compagno e ad un certo punto è rimasto solo con gli altri pinguini piu piccoli!
Wow! Addirittura due King penguin! Grazie per i complimenti 🙂
Meraviglioso il tuo reportage. Ho visitato gli stessi luoghi e mi ci sono ritrovata con le stesse emozioni. La terra di frontiera esercita su di me un fascino incredibile e mi appassiono tantissimo alle storie delle persone che hanno avuto e hanno il coraggio di vivere in territori tanto ostili. Adesso non mi resta che continuare a seguirti nelle altre destinazioni “polari”. Complimenti davvero per i racconti e le foto.
Grazie di cuore Antonella. Colpire chi conosce queste terre, fa ancora più piacere!
Davvero interessantissimo questo articolo! Se già mi affascinava molto la Patagonia argentina, ora ho ancora più voglia di andare a scoprirla! Chissà che meraviglia il vostro viaggio, anche le fotografie sono spettacolari!
che posto magnifico dove poter fare una vacanza a contatto con natura e animali quando mi piacerebbe poter partire subito e raggiungere la patagonia
Chissà che emozione visitare questo luogo, assolutamente ai primi posti della mia wish list!!! Spero potermelo visitare prima o poi.
Patagonia, una terra che per me ha il suono di un sogno. Un sogno quasi sfiorato, ma che non si è (per il momento) realizzato per tutta una serie di motivi. Allora leggo queste curiosità e programmo ad occhi aperti un viaggio che rientra nella mia top 5.
A parte il costo dei voli per raggiungere l’altro emisfero, la permanenza è abbastanza abbordabile. Ti auguro di riuscire ad andare!
Ho due amiche proprio in quelle terre proprio in questi giorni! Ci stanno mandando report..polari anche loro! Le invidio tantissimo: la Patagonia credo sia il sogno di ogni viaggiatore! Complimenti per i dettagli e per le tue foto meravigliose!
Grazie Fabiana, le tue amiche hanno anche la mia sana invidia!
Da quanto tempo sogno la Patagonia! E poi quel ghiacciaio, il Moreno, che mi chiama a gran voce. È stato bello “venirci” grazie alle tue parole e alle tue foto.
Mi fa piacere Noemi, spero tu possa andarci presto!
Ogni volta che torno sul tuo blog rimango a bocca aperta! Tanti complimenti per questo articolo ricco di informazioni molto interessanti, adoro leggere curiosità soprattutto sui popoli.
Io e il mio ragazzo ci siamo ripromessi di visitare al più presto tutti i posti a rischio cambiamento climatico e ovviamente la Patagonia è tra i primi che vorremmo visitare. Tra l’altro la passeggiata con i pinguini (che adoro) e la Dinner With Beavers sembrano bellissime!
Grazie mille Veronica per questo bellissimo commento. La Patagonia è veramente pazzesca!